UN CONCERTO TUTTO STORTO !!
UN CONCERTO TUTTO STORTO !!
(concerto del Gruppo Corale Santa Cecilia a Cupramontana)
Domenica scorsa, la Domenica delle Palme, dopo aver fatto i salti mortali per informare i cuprensi dell’evento, mi apprestavo ad ascoltare un concerto.
Per la precisione si trattava di un concerto che il Gruppo Corale Santa Cecilia di Fabriano avrebbe tenuto nel bel S. Lorenzo di Cupra, come diceva Bartolini. Concerto organizzato dal solerte ed infaticabile Franco Cascia, con lo scopo, diceva lui, di aiutare la gente ad entrare nella Settimana Santa e nei sui altissimi significati.
“Um: — mugugnavo tra me e me — chiacchiere! Sarà il solito concerto!”
Con più di un’ora di anticipo, i concertisti alla spicciolata, me li vedo arrivare.
Arriva il Maestro: serio, ma sereno in viso.
Si mettono a provare.
C’è aria strana in giro: me ne accorgo subito. Boh: la annuso, ma non la fiuto bene.
“Tutti uguali: quanti ne ho visti…!” — Rassicuro me stesso – adesso questi si presentano, presentano i brani… eseguono quello che hanno preparato; scrosci d’applausi da parte del pubblico per manifestare il gradimento e poi se ne vanno. Stop.
Ma non è stato così: accidenti.
Nel pomeriggio di domenica scorsa, della Domenica delle Palme è andato tutto storto; tutto meravigliosamente storto.
Ma me lo dovevo aspettare, eh!
Sì, fin dall’inizio: quando cioè il presentatore Oreste Aniello ha chiesto al pubblico di non applaudire al termine di ogni brano ma, semmai, al termine di tutto.
“Stranetti, questi!” Ho pensato: non ho mai sentito una richiesta simile in altri concerti. Ma ho cacciato subito il malo pensiero.
L’ho cacciato alla svelta perché già m’ero messo in moto per scattare foto: per divertirmi, cercando scovare angolazioni particolari e mimi curiosi dei concertisti e del direttore.
Poi, dopo il primo quarto d’ora, senza farmi violenza, mi son sentito fuori posto e mi sembrava che anche il click della macchina fotografica desse fastidio.
Curioso: che infastidisse non solo i concertisti; ma anche me.
Mi rendevo conto che la mia persona, lì in mezzo a quella trentina di persone che cantavano, stonava, era fuori contesto. Non ci stava bene.
Sì, perché ho capito che non era un concerto quello che stavano a fare, ma erano persone che pregavano.
Al vedere i loro volti…, concentratissimi non per rendere al meglio la partitura e l’amalgama, ma per trasmettere al meglio il significato di quello che eseguivano, potevo io interferire con un click della mia hasselblad ?
Potevo indagare quelle persone i cui corpi erano tesi e tirati al massimo, non per cantare bene, ma rapiti dalla vertigine della preghiera ?
Potevo scegliere il lato migliore di un direttore , Marcello Marini, quasi estraniato dalla realtà perché rapito nell’estasi della musica e dei suoi significati, come fossi un paparazzo qualsiasi ?
Ho dunque dovuto posare la fotocamera.
Mi sono messo a sedere, mi sono rilassato. Il corpo ha lasciato libero l’animo; l’assoluta attenzione mi ha permesso di assaporare il profumo eccitante della preghiera.
Una preghiera guidata ed intercalata dalle considerazioni centellinate e non sbavate di don Tonino Lasconi, prete fabrianese esperto non solo di penna.
Una preghiera guidata ora da musica straziante ora tenerissima; ora gorgogliante d’ira o di spasmi; ora insopportabile come contrazione di budella.
Molte volte portata in alto (la mia preghiera, dico) da pianissimi prolungati e mozzafiato che avrei voluto che non finissero mai per non interrompere quel ricamo impalpabile di concentrazione che mi avevano all’inizio innescato !!
“Mamma mia: questi mi tolgono il respiro. Son senza fiato.” Pensavo e godevo!
Poi…
“È finito!” Mi dice uno.
“Cosa?” Reagisco mezzo intontito.
“Il concerto.”
“Ma che concerto, pure te!!” Gli dico seccato: lui si ritira come un cane bastonato; forse offeso.
Ma vaglielo a far capire te che a me m’era parso di aver pregato.
Don Maurizio