La garanzia del Coro
Il Gruppo Corale Santa Cecilia strega ancora il teatro Gentile
Ti accorgi che è veramente Natale quando ti svegli la mattina del 25 dicembre e, come per magia, cominci a vedere il mondo con gli occhi di un bambino. Di quel bambino che è sempre stato in te ma che, addormentato per i rimanenti 364 giorni dell’anno, solo in quella occasione riesce a farti immergere in un irripetibile, magica atmosfera fatta di alberelli pieni di luci intermittenti, di statuine del presepe in adorazione, di muschio odoroso, di ripide stradine di granito, di casette di cartone, di stelle giallo oro incollate sul blu cobalto del cielo….. E tutto intorno la neve, che cade lenta, silenziosa, in un paesaggio ovattato, incantato e dolcissimo…
Un senso di pace e di serenità, da troppi anni dimenticato, ti pervade e, mentre chiudi gli occhi, ecco, da lontano, levarsi in lontananza il canto struggente e lieve dei pastori, accompagnato dalle note lunghe e melodiose delle zampogne…
Erano queste le sensazioni che ho provato lo scorso 30 dicembre quando, comodamente sprofondato in una poltrona di platea del Teatro Gentile, mi accingevo ad ascoltare il Concerto del Gruppo Corale Santa Cecilia.
Passata la sbornia consumistica delle settimane antecedenti il Natale e, finalmente, con la calma ritrovata che dovrebbe caratterizzare quei giorni di festa, è stato bello gustare quella calda ed ospitale atmosfera di accoglienza che solo un luogo magico come un teatro ti può dare.
E così, mentre sul palco i cantori e gli strumentisti del Gruppo da Camera cominciavano ad intonare le dolcissime melodie natalizie, nella mia mente partiva il film, e con esso le sensazioni più belle, della mia infanzia.
Uno spettacolo bello da ascoltare ma anche bello da vedere.
A cominciare dalla presentatrice, quella nostra Paola Giorgi che continua costantemente a sorprenderci per la sua bravura di attrice, per la sua presenza garbata ed elegante, per la sua misurata conduzione, partecipata ma sempre dentro le righe.
Per continuare con l’ Orchestra da Camera del Gruppo Corale Santa Cecilia (Orchestra da “camera”? sarebbe più giusto, probabilmente, definirla da “Salone degli Onori”), tredici elementi ad altissimo contenuto professionale che con la loro tecnica e sensibilità artistica hanno contribuito a dare un valore aggiunto alla serata.
Certo, fa male sapere che ragazzi che hanno dedicato almeno 10 anni della loro vita allo studio di strumenti di grande difficoltà tecnica come gli archi e che hanno raggiunto livelli di eccellenza, non facciano poi parte, per logica e di diritto, di qualche orchestra sinfonica e che, per sbarcare il lunario, debbano invece lavorare in fabbrica…. Una vergogna, che la dice fin troppo lunga su quale sia la considerazione della musica classica in Italia…. Quella Italia che, guarda caso, in ben altri tempi è stata la culla della cultura, della musica, della civiltà….
Ma tant’è, tornando al Concerto, che altro dire del Gruppo Corale Santa Cecilia Come nelle migliori tradizioni di famiglia, un nome che è una garanzia. 54 anni di gloria fabrianese evidentemente non sono acqua e lasciano quel segno indelebile di qualità e di continuità che contraddistingue la formazione in tutte le sue attività ed in tutti i posti in cui ha tenuto i propri concerti. Performance come sempre al massimo dei livelli per il baritono Alberto Mariani e, a sorpresa, una Beatrice Mezzanotte di appena diciassette anni per la quale, se è vero che il buongiorno si vede dal mattino, è facile pronosticare traguardi importanti.
Pubblico delle grandi occasioni (un teatro, finalmente, pieno anche per un concerto di musica classica…) e sinceramente entusiasta.
Lo stesso Don Ugo, l’anima storica del Coro, da lassù avrà approvato questo felice connubio tra musica polifonica e orchestra. Proprio lui che viveva il Natale tutto l’anno perché era uno dei pochi mortali che continuava a vedere il mondo con gli occhi di un bambino, sempre, anche da vecchio. Non lo dimenticherò mai, sai Don Ugo, uno dei nostri ultimi incontri. Si parlava, camminando per il Corso, di cose molto serie che riguardavano il Coro. Come sempre in queste circostanze il tuo sguardo era serio e corrucciato. Ma bastò che un mio piede scivolasse su di un escremento lasciato da qualche cane di passaggio perché tu scoppiassi in una risata irrefrenabile ed incontenibile. I nostri serissimi discorsi cessarono di colpo, e tu continuasti a ridere per un quarto d’ora e lo facesti anche tutto il mese successivo, ogni volta che ci incontravamo.
Tu eri così, e così mi piace ricordarti e vederti da lassù sorridere con quel sorriso contagioso che ti illuminava tutto e strizzare l’occhio al Gruppo Corale Santa Cecilia, a questa tua “creatura” che non senza tante, inevitabili difficoltà continua nel segno della tradizione e della eccellenza musicale la strada da te tracciata.