Trasferta romana
Nell’ambito della 3° edizione dei “40 Concerti nel giorno del Signore” organizzato dalla Diocesi di Roma con il patrocinio della Regione Lazio, domenica 6 marzo scorso abbiamo avuto il piacere di ascoltare la Corale Santa Cecilia di Fabriano ed il Coro Alboni di Città di Castello, ad organici congiunti. Questa trasferta a Roma insieme al Coro Santa Cecilia è stata un’esperienza per noi insolita e salire su un autobus insieme ad una così numerosa comitiva ci era accaduto solo in coincidenza di trasferte sportive ed oramai lontane gite scolastiche. Ed infatti l’atmosfera che abbiamo subito respirato, una volta accesi i motori, è stata quella a metà tra la trasferta di una squadra di calcio ed una gita fuori porta di un gruppo di vecchi amici. Un fitto chiacchiericcio è subito iniziato ed ovviamente gli argomenti toccati sono quelli di attualità. Si parla di sport, del Festival di San Remo conclusosi ieri ma soprattutto di attualità molto toccante come il caso Sgrena-Calipari. Mentre si macinano i chilometri l’atmosfera è palpabilmente piacevole e distesa come sempre è quando ci si sente lontani dagli impegni gravosi del nostro vivere quotidiano. Intorno alle ore 13 fanno la loro comparsa gli immancabili panini, salvezza e sostegno di ogni viaggiatore ed i profumi di mortadelle e prosciutti si diffondono nell’aria. Si materializzano dal niente alcune bottiglie di vino che fanno delle strane piroette tra i sedili e finiscono con l’essere circondate da piccoli (per ovvii motivi di spazio) crocicchi di avventori. Siamo oramai a Roma. C’è il blocco del traffico e pertanto ci muoviamo con discreta agilità anche su un mezzo di tale stazza. Sembra un giro turistico del centro città e c’è buonumore in tutti. Finalmente siamo davanti alla chiesa di Santa Maria in Domnica alla Navicella che è posta sul colle Celio proprio di fronte all’Ospedale militare e ci viene da pensare a quanto ironico possa essere a volte il caso. Ci troviamo ad ascoltare un requiem nel giorno in cui le spoglie di Nicola Calipari sono esposte nel Vittoriano e che viene eseguito quasi sotto le finestre della camera d’ospedale di Giuliana Sgrena. La chiesa, costruita come spesso avvenne, entro ambienti appartenuti ad un edificio pubblico dell’antica Roma, fu ricostruita nel IX secolo e, salvo poche aggiunte ed il restauro del Sansovino nel XVI° secolo, è quella che oggi possiamo vedere. Caratterizzata da un portico esterno a 5 arcate opera del Sansovino, all’interno ha una pianta basilicale con tre navate divise da colonnati, con l’abside maggiore, quello centrale, caratterizzato da un superbo mosaico del IX° secolo. Colpisce anche il soffitto ligneo intagliato e policromo che copre la navata centrale al centro del quale campeggia un grande stemma mediceo voluto dal Cardinale Giovanni de’ Medici, poi Papa Leone X°, che patrocinò i lavori del Sansovino. Lasciamo i coristi alla prova pomeridiana ed il Direttore M° Marini all’ambientazione delle voci e dei suoni in questa nuova camera acustica e ce ne andiamo a passeggio per una Roma povera di motori rombanti e quindi riacquisita dai pedoni. Alle 20,30 la morbida gestualità del Direttore da il La alle polifonie che si susseguono via via supportate dall’organo dello spoletino M° Angelo Rosati, e dagli interventi del violino del M° Domenico Nicoletta e delle voci della soprano Brunella Tacchini e del baritono Andrea Romanetti. L’apertura è con il “Cantique de Jean Racine Op. 11 di Gabriel Fauré e quindi gli 8 tempi del Requiem Op. 48 del medesimo autore. L’ottima acustica della chiesa ed il cospicuo numero dei vocalisti ci consente di godere in tutta la sua bellezza ed articolazione questo Requiem che fu a suo tempo accusato dalla critica di essere troppo bello per essere un requiem. I tempi si susseguono creando nel pubblico una profonda tensione emotiva caratterizzata dal totale silenzio durante le pause e dal lunghissimo applauso dopo l’esecuzione dell’ultimo tempo, il “paradiso” che produce atmosfere eteree miscelando le voci dei soprani con i registri “alti” dell’organo e quindi del violino fin quando le voci maschili non emergono per conferire maestosità e potenza Tre bis concessi confermano il pieno successo della serata. Dopo un buon piatto di pasta che consente a tutti di sottrarsi al freddo insolito per una città come Roma, si risale sull’autobus, ed ai primi accenni di una canzone, dai sedili ad una ad una, si accendono le voci e confluiscono come molti ruscelli in un torrente. Chi voleva dormire è fregato!
Benvenuto Mezzanotte