Ricordi per S. Cecilia
La delegazione tedesca guidata da Ekkeard Brand, sindaco di Seckach arriva con teutonica puntulità , 15 minuti prima dell’orario previsto per l’inaugurazione della sede della Corale S. Cecilia , restaurata col contributo determinante degli abitanti di questa cittadina. Un’amicizia decennale lega Seckach alla nostra corale. Subito dopo arrivano, un po’ trafelati, il nostro sindaco con il suo assessore alla Cultura. Tutto è pronto. Un nastro con i colori della nostra bandiera attende di essere tagliato, sulla porta della sede. Improvvisamente, una dolce melodia, prima lontana, poi sempre più vicina ci induce ad interrompere la cerimonia e uscire a precipizio, scendendo le scale del vecchio seminario miracolo e miraggio, avanti a noi c’è la banda schierata che intona le note di “Pelago”. La prima volta che udii questa marcia, avro avuto 4 anni, mi svegliai bruscamente, saranno state le sei del mattino, il cuore mi batteva forte. La mamma mi abbacciò e mi portò alla finestra e da dietro i vetri, con dito in bocca e gli occhi sgranati e sognanti, vidi gli ottoni sfavillanti della banda, la discesa di S. Benedetto, trasformata in un luogo di fiaba e meraviglia, Archimede, il falegname di Via Mamiani, perennemente impolverato ed odoroso di legno, tirato a lucido, con i piatti vibranti e lucenti in mano…, Archimede mi appariva in una dimensione nuova, neanche immaginata. Gustavo ed assaporavo questi ricordi, mentre osservavo la Banda, cercavo nel gruppo visi noti; Mauro, il presidente un po’ defilato e nascosto dal suo trombone, Marco il direttore con il suo flauto magico e qua e là amici, conoscenti. Intanto qualcuno degli invitati soci e amici della corale, si asciugava furtivo una lacrima. Anch’io non potevo non pensare che nonostante i ponteggi, impalcature che sorreggevano il Sacro Cuore ed altri edifici della città , il terremoto nulla aveva potuto su questa tipica espressione della “fabrianesità “. Con tocco da maestro, come gli compete, Marco intona improvvisamente l’inno tedesco. Scattano sull’attenti i nostri ospiti, Pavlov ha prodotto i suoi effetti, ma subito la loro espressione si addolcisce, fanno la loro comparsa alcune bottiglie di spumante. Quinto immortala la scena con foto a raffica. Dopo il brindisi Marco chiama a raccolta i suoi orchestrali, si allontanano suonando. Ammaliati vorremmo seguirli come i bambini dietro il pifferaio di Hamelin. Risaliamo infatti le scale, inauguriamo la sede e i due sindaci si danno appuntamento per il prossimo maggio in Germania, potenza dell’atmosfera di S. Cecilia creata dalla banda. Ci sentiamo tutti contenti e dalle foto che tappezzano le pareti della sede anche i vecchi coristi, il Papa, Don Ugo sembrano sorridere soddisfatti.”
E. Palego