Alcune storie semiserie di una vita con il coro
Era il lontano 1966, quando ragazzetto , Don Ugo mi invita a far parte del suo Coro. Per me ,dopo cinque anni di Seminario, frastornato, e un po’ “sbandato”, in quanto dovevo ricalarmi in un mondo in parte dimenticato, ricostruire amicizie ed adeguarmi a nuovi ritmi di vita ,è stata un’ancora di salvezza. A Don Ugo e ai nuovi amici del gruppo va tutta la mia riconoscenza. Il Coro è stato ,e sarà sempre la mia seconda famiglia. In questi 37 anni, tantissimi i ricordi, in massima parti belli, qualcuno un po’ meno , ma ciò fa parte del baglio umano e colturale di ogni Associazione.
Prima esperienza all’estero, in Francia, dopo cinque mesi di appartenenza. Un viaggio avventuroso, e rocambolesco ma affascinante ,per molti di noi alla prima esperienza all’estero ,un autobus con pochi confort, soprannominato subito da noi carcassonne, in omaggio a una delle città visitate, lunghe tappe di trasferimento, un po’ di disagio logistico, ma vissuto da tutti noi con vero spirito goliardico. Peppe (Mecella) e Pino (Gasperini) vestiti da donna, nel centro di Mompellier, scesi dall’autobus chiedono in un francese maccheronico informazioni ai gendarmi francesi, tra le risate generali, in primis di Don Ugo, con il suo viso gioviale e un po’ preoccupato. Domenico (Petagna) fa da chiocciola ai nuovi arrivati, ma soprattutto a me studentello con pochi soldi in tasca, con il suo “pur favuar!!” cerca di risolvere i suoi impellenti bisogni fisiologici, Don Oscar, insegnante di francese, innorridisce a tali scempiaggini, Olimpio(Strona) ,giovane scavezzacollo, amorevolmente!!! ..curato (era partito da Fabriano con una febbre da cavallo) e marcato stretto(sic!) da Simonetta, Pietro si perde per Lione e ci mette in affanno per rintracciarlo, e tutti gli altri, chi più chi meno, con una piccola storia da raccontare: Emilia, Diva Enia Pina, Giovanna, Letizia, Luciano, Leandro, Graziella , Wilna, Gianna eccc. Infine Lourdes, meta principale della nostra tournèe, esperienza toccante, straordinaria e cristianamente gratificante: siamo ritornati forse un po’ più buoni , ma sempre gli stessi.
“Cocomero” era il bonario rimprovero che ti rivolgeva Don Ugo nelle più svariate occasioni : birichinate fatte, distrazione durante le prove, scherzi nei suoi confronti, il tutto accompagnato da un sorriso bonario e accattivante, che lo rendeva oltremodo simpatico ed estremamente umano. Ma da bravo professionista, esigeva sempre la massima concentrazione nelle prove e soprattutto nei concerti. Una volta , in uno delle tante esibizioni fatte a Roma, mentre mi trastullavo con gli altri amici del Coro, noto delle ombre agitarsi dietro una finestra illuminata ; lo faccio notare agli altri, ci avviciniamo e anche se da lontano, ci accorgiamo che è Don Ugo: si sta preparando per il concerto da effettuare, mimando i movimenti con le mani come se davanti avesse tutto il Coro schierato. Questo per dire quanto era preso dalla sua professione, e conscio di dover trasmettere a noi e al pubblico quelle emozioni che la musica procurava in lui.
Un anno a Roma, per uno dei concorsi o esibizioni per l’O.R.S.A.M eravamo alloggiati in uno dei tanti Istituti romani di suore, monaci o associazioni, non ricordo quali, ne combinammo una delle nostre. Era una di quelle meravigliose notti di estati romane rinfrescate da un leggero venticello. Su una grande terrazza , con il cuore estasiato, ci riempivamo gli occhi di quello straordinario scenario: le vie illuminate, il Colosseo ,il Cupolone,i grandi palazzi ; ci sembrava di stare in Paradiso. Ma lo spirito goliardico e il satanello dentro qualcuno di noi stava già covando qualche scherzo. Mario che dormiva beatamente, si risvegliò il mattino all’aperto, il suo letto troneggiava in mezzo alla terrazza, mentre il primo sole faceva capolino dietro a uno dei setti colli. Don Ugo ,sempre mattiniero si era era goduto la scena del risveglio , dalla finestra della sua stanza,, ridendo con le lacrime agli occhi.
Come adesso ,anche allora ,era difficile trovare sponsor per le nostre attività , per cui ci si doveva arrangiare in qualsiasi modo e allora via alla fantasia : vendite di candele (!!), pesche di beneficenza (per noi!) in piazza, allestite e controllate di notte. Tutto ciò contribuiva a portare nelle nostre misere casse quel tanto per comprarci una divisa, pagare l’autobus per qualche spostamento, piccole spese giornaliere ,accordature di pianoforti, insomma per sopravvivere. Per fortuna, qualche persona generosa che ci dava una mano si trovava sempre, come la Contessa Vallemani, che aveva messo a disposizione una stanza dove fare le prove, e riunirci per svariate occasioni di svago .Spesso facevamo prove per sezioni anche a casa di Don Ugo, che d’inverno specialmente, essendo freddo e le stanze poco riscaldate, indossava sulle spalle una mantellina nera. Mi sembra ancora di vederlo , seduto al pianoforte, che instancabile ci insegnava le parti.
Tournèe in Polonia. Un viaggio lunghissimo ed interminabile ci porta in Polonia , destinazione Lublino, ospiti dell’Università Maria Courie Era il periodo del regime comunista , la povertà di quel popolo, fiero e orgoglioso della propria identità culturale e storica, si poteva toccare con mano. Sinceramente a volte mi sentivo in imbarazzo , e non ero il solo, nell’ostentare l’opulenza del ricco occidente ; pochi negozi, con pochissima merce esposta e lunghe file di gente per acquistare beni di prima necessità . Eravamo alloggiati nel collegio dell’Università ,che per noi abituati a ben altri comodità , aveva pochi confort, ma creammo subito un bellissimo rapporto con i giovani studenti , che si facevano in quattro per renderci il soggiorno più confortevole possibile. Una sera organizzammo per loro ,una cena all’italiana . Avevamo con noi tutto: spaghetti, olio, parmigiano, pomodoro, vino ,ma non gli utensili e una cucina adatta. Ma la fantasia , e lo spirito di arrangiarsi di noi italiani venne subito a galla . Olimpio(Rossi), preparava il sugo , facendo la spola da una cucinetta all’altra, altri di noi cuocevano la pasta nelle varie stanzette del complesso universitario, Olimpio ( Strona) si inventò (anche perchè divorato dalla fame!) una grattugia fatta aprendo una scatola di pomodoro a cui, con un punteruolo aveva praticato dei fori. Di quella tournèe ricordo , con particolare soddisfazione il bellissimo rapporto creato con i nostri ospiti, i concerti eseguiti, la visita ai campi di concentramento di Maidanek e Ausviztc, la bella Cracovia , le miniere di sale , il paese natale del Papa, e il Santuario della Madonna nera di Cestocova; qui mi ritorna alla mente il viso estasiato di Don Ugo, che ebbe il privilegio di poter officiare la santa Messa proprio sull’altare principale con tutto il Coro presente .
Avete mai visto tendere un filo tra un sedile e l’altro di un autobus appendere i panni con le mollette?. Enia per meglio prepararsi per la notte si è messa in pigiama(per modo di dire), costruendo proprio un separè con i panni appesi. E’ successo anche questo nel lungo ed interminabile viaggio che ci portava in Inghilterra. Chi dormiva sul pavimento dell’autobus , chi leggeva e chi giocava a carte , cercando di ammazzare il tempo. Eravamo diretti a Loughborough, dove si erano dati appuntamento moltissime corali proveniente da tutta Europa per ‘l’ Europe cantant’. Alloggiati in un campus universitario, distribuiti in varie villette, ogni giorno ci si ritrovava per lunghe ed estenuanti prove con i componenti di altri cori, per preparare la Messa di Requiem di Mozart, eseguita poi in circa centocinquanta in una bella Chiesa Anglicana , stipati in una vertiginosa scalinata appositamente eretta. Un esperienza veramente eccitante e gratificante: poi vari spostamenti in altre città inglesi per tenere concerti,ed incontrarci con fabrianesi la trapiantati.
Il duo Simone e Giacomo teneva allegra la compagnia , con gag esilaranti. C’era chi usciva di notte di nascosto per qualche appuntamento galante, con qualche corista straniera(sic), chi morso dalla fame si gustava un panino secco messo a bagno nell’acqua . Giulio (Torri) scompare, dove sarà finito ? Dopo affannose ricerche lo ritroviamo, beato e tranquillo, nella canonica del parroco anglicano della città ; non si sa come, era riuscito a farsi invitare a pranzo proprio dalla famiglia del parroco. Guai poi a scordarsi della chiave della stanza, bisognava trasformarsi in contorsionisti per poi rientrare dalla finestra. Tutti questi piccoli inconvenienti erano oggetto di risate che hanno reso ancora più simpatica e interessante questa straordinaria esperienza nella terra di Albione.
Una sera entriamo in uno dei Pubs della città , e mentre tranquillamente, sorseggiamo una bella birra, cominciamo a cantare sommessamente una canzone napoletana; un vecchietto, seduto non distante da noi in un tavolo d’angolo, con davanti una pinta di birra, si risveglia improvvisamente dal suo torpore e commosso, si unisce al nostro canto in un napoletano stentato. E’ un vecchio soldato inglese, che ha combattuto in Italia nell’ultima guerra e il bel canto italiano ha risvegliato in lui ricordi lontani. Anche noi rimaniamo turbati e allo stesso tempo commossi. Andandocene, ci ringrazia e ci ci saluta con gli occhi velati di lagrime. Dimenticavo: all’andata con l’autobus, caricato su un treno, attraversiamo la manica nel tunnel sotto il mare, al ritorno, via mare ci allontaniamo dall’Inghilterra ammirando le bianche (si fa per dire!!) scogliere di Dover. Sopra di noi volteggino i gabbiani, uno si posa sul traghetto; qualcuno lo confonde con un bel grosso piccione; non c’è dubbio sono i morsi della fame e il ricordo della buona cucina italiana.
Varie volte ci siamo recati in Germania e sempre ne siamo ritornati molto soddisfatti , non solo per i concerti eseguiti, ma anche per il rapporto umano creato con i nostri squisiti ospiti. Don Ugo in particolare è sempre rimasto nei cuori e nei pensieri degli amici tedeschi e malgrado siano passati diversi anni dalla sua morte, tutti coloro che a Seckach l’hanno conosciuto, ancora ne parlano con stima ed affetto. In questa zona della Germania il nostro Coro è molto conosciuto e la stampa locale ne ha sempre parlato con toni entusiastici , per cui la fama del gruppo si è notevolmente estesa, tant’è che in occasione di una visita del Presidente della U.E. Romano Prodi, il primo ad essere invitato, per ben festeggiare l’avvenimento, è stato proprio il nostro Coro.
In queste occasioni invece di alloggiare in Albergo siamo stati ospiti di famiglie ed è stata una esperienza bella e particolarmente gratificante. Ancora oggi alcuni di noi intrattengono rapporti epistolari e telefonici con loro, ed anzi posso testimoniare che una iniziale freddezza da parte di qualcuno di loro nei confronti degli italiani, si è trasformata in una amicizia ed una stima che è giovata anche ad alcuni emigranti italiani che risiedono da anni in quella zona. Siamo oltremodo fieri ed orgogliosi , di aver contribuito nel nostro piccolo a costruire un po’ di Europa.
Abbiamo assaporato con grande piacere la premura dimostrata durante il terremoto del 1997 da parte dei cittadini di Sekach e del loro sindaco Ekkehard (conoscendo la mia professione di Biologo, fin da quando è cominciata la nostra amicizia,affettuosamente mi ha appioppato il nome di ‘doctor bacillus’).
Si sono dimostrati cosi premurosi verso di noi , informandosi delle nostre condizioni di salute, e offrendoci tutto l’aiuto possibile, concretizzatosi poi con l’invio di una somma di denaro, per sistemare e ristrutturare la nostra sede danneggiata, raccolta ad una festa organizzata da Ekkehard e Stefano, a cui hanno partecipato tutti i cittadini.