Come conobbi Don Ugo
Arrivava con il suo Maggiolino, immagine inconsueta per quegli anni, non erano molti i sacerdoti allora che guidavano una macchina, e non passava inosservato, procurando sempre un certo scompiglio fra i ragazzi che giocavano nel chiostro di S.Venanzio; infatti invece che girare intorno al campo di pallacanestro, dove più spesso si giocava al calcio, lo traversava con aria di sfida, incurante delle urla dei ragazzi, col suo sorriso simpaticamente impudente. Se il pallone gli finiva fra i piedi lo calciava con la grazia di un elefante, reso goffo dalla tonaca svolazzante e da certe scarpe nere che certo non comprava in negozio, tanto erano brutte, ma che forse gli confezionava su misura qualche vecchio calzolaio di Fabriano, quando ancora ce n’era qualcuno nelle viuzze del centro. Qualche “ragazzaccio” cercava di stampargli il pallone sulla tonaca nera, talvolta gli riusciva, tra le risate generali, ma lui si limitava ad affrettare il passo fingendo di essere arrabbiato, ma in realtà , non smettendo mai di ridere. Scompariva attraverso la porta della Sagrestia della cattedrale, ma quando ne usciva poco dopo, immemore dello scompiglio provocato con la precedente apparizione, traversava ancora il campetto tra le urla dei ragazzi . Durante queste sue scorribande, se non stavo giocando, mi chiamava talora. In quegli anni, tutte le domeniche , Don Aldo , mi faceva leggere alla messa parrocchiale, in genere S Paolo, perchè era convinto non si potesse affidare S.Paolo ad una donna, occorreva una voce maschile. Evidentemente D.Ugo aveva notato la mia voce baritonale, nonostante non avessi ancora la barba, e in cuor suo, aveva deciso di arruolarmi nel coro. Gi dissi sempre di no, troppo preso dagli studi, dal calcio che praticavo in piccole squadre, da altri hobbies che andavo coltivando, mi sembrava di non aver tempo per il coro, troppo impegnativo. Lui insisteva garbatamente, sempre sorridente, un paio di volte quasi mi convinse, era difficile dirgli di no, ma poi mi rituffavo nelle mie occupazioni. Che strano ! Entrai a far parte del coro appena dopo la sua morte , anche se non come cantore. Ne sarebbe stato comunque contento, mi vien quasi di chiedergli perdono , per non aver risposto, con giovanile protervia ai suoi inviti sorridenti.