Alla Sagra musica da re
PERUGIA – Una sfolgorante esplosione corale nel pieno stile dell’antica Sagra: duecento voci e un’orchestra sinfonica in San Pietro a far risuonare l’aula benedettina di musica religiosa.
Incastonata al centro del cartellone la serata che la sessantesima edizione della Sagra dedica a Cherubini è un appuntamento che risponde ai non rochi requisiti che deve possedere uno spettacolo da festival. I1 primo dei quali è la novità dell’ascolto: e si sa che questa Messa Solenne scritta per l’incoronazione di Luigi XVIII non l’hanno mai ascoltata né il sovrano della Reggenza, né il suo autore in quanto le contingenze politiche la resero inattuale già all’indomani della sua stesura. Il secondo requisito è quello di affidare l’esecuzione a un complesso che vanti un qualche peculiare carattere che ne giustifichi la presenza in pedana. E l’Orchestra Sinfonica di Perugia e dell’Umbria ha al suo attivo da venti anni un’assoluta territorialità, perché vive ed opera nel pieno del contesto sociale e civile della comunità che la esprime. Assegnare un riconoscimento a una formazione interamente composta di giovani artisti locali è quanto fa la Sagra che condivide con l’orchestra il toponimo di Umbria. E non c’è dubbio che dopo l’esecuzione dell’hindemithiano Mathis der Mahler dello scorso anno la Sinfonica può sfoderare un’attività di produzione ben riconoscibile e di alta qualità. Terzo elemento positivo del concerto in San Pietro è la presenza di una formidabile massa corale composta da due formazioni, la tifernate Marietta Alboni e la Santa Cecilia di Fabriano. Ambedue le compagini operano sotto le cure di Marcello Marini e la bravura e l’esperienza di questo maestro sono riscontrabili nella piena risposta che i cori hanno fornito nella partitura cherubiniana. Musica dalla tessitura sempre alta, una dinamica che passa dal sussurro al grido giubilante e una compattezza del trattamento vocale che chiama ogni sezione a un serrato rendimento ritmico. Che la Messa abbia qualche crepa nella sua scrittura è un fatto incontestabile, ma che molte siano le bellezze raccolte dei cinque numeri dell’Ordinarum è quanto si rileva a un ascolto che sfogli con attenzione ogni pagina sonora. A Giuliano Silveri il compito di connettere entusiasmo e devozione liturgica in un percorso che non di rado fa riferimento al migliore Cherubini operista. La particolare destinazione regale ha convinto il direttore romano a far cantare con enfasi la formazione corale, amalgamando la compagine orchestrale sugli impasti più bruniti dei legni e degli ottoni. Un percorso di sorprendente efficacia che ha accumunato e Silveri e Marini nel prolungato applauso di un pubblico presente come nelle migliori serate. La Sagra fa dunque centro e riscopre le fondamenta del sacro nel luogo più congeniale alla storia e ai successi dell’antico festival.