IN GIRO CON IL CORO “S. CECILIA
Sei concerti in venti giorni – Cinquanta Cantori e un Direttore dilettanti – Venticinque anni di attività e di successi – Grossi sacrifici per amore della musica. Non è la prima volta che ho il piacere di seguire il Gruppo Cora S. Cecilia di Fabriano in occasione di concerti che lo stesso dà un po’ dovunque. Eppure, ogni volta non posso fare a meno di chiedermi meravigliato quale forza morale e fisica spinga una cinquantina di persone ad affrontare sacrifizi d’ogni genere, dal momento che nessuno, Direttore compreso, viene remunerato. E questo si verifica da quasi venticinque anni, tanti nè avrà di vita il Coro il prossimo anno. Interrogativi di questo genere affiorano alla mia coscienza specie quando il pulman riporta a casa i Cantori da una trasferta, che è sempre faticosa; quando nonostante la stanchezza ed il sonno, essi continuano a cantare fino al momento di scendere e di salutarsi. Partono di solito di pomeriggio, ma anche di buon mattino, alcuni coi nervi tesi per l’impegno da affrontare (ogni concerto è un vero e proprio esame, al quale il pubblico e la critica li sottopongono), in compagnia dell’inseparabile valigetta contenente la divisa da indossare e di grande dose di buona volontà . Giunti a destinazione, non hanno nemmeno il tempo di fare un giretto, ma si dirigono diligentemente verso la sala messa a loro disposizione per cambiarsi d’abito e, tanto per riposarsi, riprovano tutti i pezzi in programma, prima di cantarli pubblicamente. Ai primi applausi, i loro visi si distendono, gli animi riacquistano coraggio, si sentono sicuri di sè e vanno avanti per circa due ore, tra i consensi degli spettatori e concedono volentieri bis, come se l’orologio non segnasse già le 22 o le 23 e non fosse ormai ora di pensare a mettere qualcosa sotto ai denti. Ma la fame si farà sentire soltanto allorchè la tensione nervosa si sarà allentata e lo stomaco reclamerà finalmente i suoi diritti. Benchè quasi tutti giovani, non sono poi gran mangiatori quelli del Coro e si accontentano di un cestino da viaggio, quando il cachet le permette o di qualche semplice panino; qualche volta di una vera cena ed allora è festa. Poi si riprende la strada di casa. L’indomani gli impegni di lavoro o di studio li attendono e saranno pesanti per via delle ore preziose rubate al riposo. Eppure li vedi sempre allegri e pieni di entusiasmo e se si lamentano, talvolta, lo fanno quasi per scherzo, tanto per mettere in difficoltà il loro Maestro, che li segue, li incalza, non dà loro tregua: tutto per passione, per amore del canto, naturalmente. Chi è preso in questo giro, non appaga soltanto la sua ben meritata soddisfazione, ma soprattutto l’insopprimibile bisogno di donare gioia agli altri, a chi ascolta. Sono sempre disponibili i nostri Coristi, anche quando eseguono, come ultimamente. Sei concerti nel giro di venti giorni ( a Mergo, Fabriano, Jesi, Cerreto, Scheggia e Roma), l’ultimo dei quali su invito dell’Associazione Romana per lo Sviluppo dell’Arte Musicale, dato con successo all’Aula Magma dell’Antoniano il giorno 24 u.s.. Un vero e proprio “tour de force”. Altri due impegni attendono il coro nella prima decade di ottobre, uno in Ancona e l’altro a Montecarotto. Manca da dire che ogni concerto dev’essere ovviamente preparato con cura, che ogni applauso del pubblico equivale ad ore di fatica, di rinunce, di tempo di studio; che tre volte alla settimana i Cantanti si ritrovano insieme e provano, provano, sino a quando l’orecchio di Don Ugo non è soddisfatto. Un orecchio esigentissimo ed intransigente. I vari elementi sono istruti in maniera che essi si esprimano come una solo entità , in perfetta sintonia con chi li guida. Tutti questi pensieri attraversavano la mia mente anche la scorsa domenica, a tarda notte, sulla via di ritorno da Roma, mentre ragazzi e ragazze intonavano ancora i loro piacevoli canti, innamorati e felici di questa loro bella arte e provavo un senso di profonda simpatia ed ammirazione per loro.
Pietro Girolametti