QUANDO LA MUSICA DIVENTA PREGHIERA…
Quando si assiste a un concerto o a un qualsiasi altro evento artistico scattano sensazioni o sentimenti diversi nei presenti, a seconda della propria sensibilità o cultura o preparazione e anche a seconda della propria situazione psicologica del momento. Forse ciò vale soprattutto per la musica: la musica eleva sempre l’animo a Dio e la bellezza artistica conquista il cuore. Se poi si tratta di musica sacra, viene quasi naturale trasformarla in preghiera.
Tale è stata la mia sensazione la sera di venerdì 19 dicembre 2014, quando nella cattedrale di S. Venanzo ho seguito il «Concerto di Natale. Per Fabriano. Una serata insieme per la Solidarietà», protagonisti il «Gruppo Corale Santa Cecilia», insieme al Gruppo Strumentale «One Solo Ensemble», al Coro di voci bianche «Le Verdi Note», al Coro del corso di Propedeutica «Piccoli in… canto», al Coro giovanile «Teen Voice», i piccoli diretti da Milly Balzano con Paola Taticchi al pianoforte, con il Direttore M° Paolo Devito.
Non è certo mia intenzione parlare qui dei brani in programma e della loro esecuzione da parte degli interpreti: non ne ho la capacità e la competenza, altri potrà farlo in modo più preciso e professionale. Intendo solo riportare le mie impressioni e quel gusto spirituale che provo in tali circostanze.
Ho sempre considerato la musica sacra come un mezzo per elevare l’animo a Dio e, nell’antica definizione del catechismo, tale era anche la definizione della preghiera: «elevazione della mente a Dio». Trattandosi poi del Concerto di Natale, i brani eseguiti (anche se non tutti direttamente legati al tema) volevano condurre comunque a quella contemplazione del mistero dell’Incarnazione che, per noi cristiani, è al centro delle festività natalizie. Nell’ascoltare quelle voci di bambini e di ragazzi come non pensare agli angeli che cantarono a Betlemme la gloria a Dio e la pace agli uomini?
Sono rimasto sempre edificato al pensiero che il sommo J.S. Bach poneva sul manoscritto delle sue composizioni sacre (e non solo) la sigla SDG, cioè «Soli Deo gloria – A Dio soltanto la gloria» (e così anche Haendel); vuol dire che questi grandi geni sapevano bene che l’arte è un dono di Dio e l’arte musicale vuole essere soprattutto un ringraziamento e un omaggio alla grandezza del Signore.
Nella serata di venerdì 19 dicembre ben si è creata tale atmosfera, resa ancor più suggestiva e «universale» dal fatto che, oltre i canti nella musica classica con testo latino, si sono avvicendati anche canti in diverse lingue, soprattutto quelli eseguiti dai bambini.
Uno degli effetti della celebrazione del Natale è quello di far sentire l’umanità una sola famiglia e di annunciare la pace universale. E poi anche di far scattare la solidarietà verso i più bisognosi, ricordando che il Figlio di Dio, è nato povero e si è fatto povero per noi. E perciò le offerte della serata saranno devolute alla Caritas diocesana, per le necessità di quanti nel nostro territorio sono più segnati dalla crisi economica.
Il bel concerto ha avuto il momento culminante, quando Cori e Strumentisti – tutti insieme – hanno eseguito i classici canti natalizi: Stille Nacht, Tu scendi dalle stelle e – gran finale – Adeste Fideles (con armonizzazione del M° Marcello Marini e arrangiamento orchestrale del M° Giorgio Spacca), concertati e diretti dal M° Paolo Devito (al suo «battesimo» come nuovo Direttore del «Gruppo Corale Santa Cecilia»): la commozione veniva spontanea.
E mi si permetta un ricordo personale. Nel 2008, quando il «Santa Cecilia» si recò in pellegrinaggio in Terra Santa (dove si incontrarono con il Gruppo Corale, fondato da p. Armando Pierucci ofm) partecipai anch’io. Il pellegrinaggio era guidato da d. Aldo Mei e d. Alfredo Zuccatosta. A me, dato che ricordavo il mio 40° di sacerdozio, i due amici sacerdoti (a cui vada ancora il mio profondo ringraziamento), fecero presiedere sempre la celebrazione eucaristica; e ricordo che la messa nella basilica sul monte Tabor (il monte della Trasfigurazione), fu veramente un momento particolare: in quel luogo, dove Gesù si trasfigurò davanti ai suoi e fece vedere un raggio della sua gloria divina, presiedere l’Eucaristia, mentre il Coro «Santa Cecilia», con il M° Marini, cantava a 4 voci! Sì, d’accordo – come dice d. Aldo Mei – «il Paradiso è un’altra cosa, ma un piccolo assaggio quaggiù il Signore alle volte ce lo concede!».
Dopo il concerto di Natale di venerdì 19 dicembre 2014 e nel ricordo del pellegrinaggio del 2008 ringrazio Dio per la musica e ringrazio gli «amici» (tali mi permetto di ritenerli) del «Gruppo Corale Santa Cecilia» e in particolare l’amico M° Marcello Marini e auguro di cuore ai tutti i coristi, grandi e piccoli, di esprimere la loro arte a gloria del Signore.
Grazie di cuore! E vorrei concludere il mio affettuoso augurio con le parole di un antichissimo libro liturgico:
«Vide ut quod ore cantas – Ciò che canti con la bocca,
corde credas – credilo con il cuore;
et quod corde credis – e ciò che credi con il cuore,
operibus probes – testimonialo con le tue opere».
(Sacramentario Gelasiano sec. VI-VII)
d. Lorenzo Sena
Monastero San Silvestro