Storie semiserie di una vita con il coro

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Storie semiserie di una vita con il coro

Immaginate una serata con qualche cracker e una tanica di Tocai in una cittadina dell’Ungheria,
alcuni giovani amici ungheresi, la voce di un gruppetto di noi, il violino magico di Stelio Spacca, e la festa improvvisata, si anima. Domenico approfitta per trascinare in balli vertiginosi tutte le ragazze presenti (bella, brava e b…), i bicchieri si svuotano rapidamente e cosi anche la tanica, l’amico ungherese nell’ebbrezza schianta una sedia con la sua mole imponente, insomma mettiamo in piedi una festicciola simpatica e allegra, suscitando l’invidia, al loro ritorno, degli amici che avevano preferito uscire .
Tantissimi comunque sono i ricordi della tournèe ungherese: i bei concerti eseguiti in varie località  suscitando sempre grandi entusiasmi tra il numeroso pubblico, le visite in quella meravigliose Budapest attraversata dal magico Danubio con al centro l’isola Margherita, la fascinosa pianura ungherese immaginandola, piena di cavalieri e il suono del violino zigano, i reperti per ricordarci che fin li sono arrivati i romani, le grandi abbuffate di gulasch,servito nei modi più svariati.
Non si può certo dimenticare la madre del maestro del coro ungherese da noi soprannominata nonna Abelarda per la sua verve e per quanto era difficile tenere il suo passo, l’amico Laslo, la nostra guida, buon conoscitore della Italia e studioso della sacra Sindone, e il nostro Domenico, sempre lui, che alle sei del mattino, vestito e incravattato di tutto punto, si fumava beatamente la sua sigaretta, mentre i suoi sventurati compagni di camera erano sfiniti e distrutti, con gli occhi tumefatti,avendo passato la notte in bianco stroncati dal suo micidiale russare, per non parlare di Chietera che raggiunto da una allarmante telefonata, per un rapido ritorno in Italia, ci ha fatto attraversare tutta l’Ungheria accontentandoci di vedere il lago Balaton dai finestrini dell’autobus, per raggiungere l’aeroporto, poi tutto, per fortuna, concluso felicemente, ma un’altra sorpresa ci attende . L’alloggio nei pressi di Budapest non è dei migliori, qualcuno/a fa un po’ i capricci per qualche ragno, scarafaggio o formica di troppo, ma la tastiera di Sauro, un paio di bottiglie di spumante per festeggiare il compleanno di Carletto Morichelli e il nostro spirito di adattamento mette tutto in ordine.
Dopo tanti anni credo che sia giusto confessare una bella bidonata presa in Ungheria .
IL sottoscritto, Domenico, sempre lui e Loretta nei pressi dell’isola Margherita veniamo avvicinati da un individuo, che con fare furtivo e spalleggiato da un complice, ci invita a cambiare in nero le nostre lire con un bel mucchio di banconote ungheresi; conosciamo l’andazzo e noi vecchie volpi(!!) che per primi avevamo sempre consigliato gli altri di non cadere in questi tranelli, prima ci rifiutiamo, poi siccome un po’ di moneta ungherese, per le ultime spese, ci serve ancora, forti della nostra esperienza e astuzia (!!!) accettiamo ; fatto tutto velocemente, gli amiconi si allontanano e noi ci appartiamo per controllare il malloppo ; contiamo, sono pochi spicciolii, mille lire in confronto alle cinquanta cambiate . Ci gurdiamo negli occhi e giù una fragorosa risata. Ci siamo caduti come pollastri; naturalmente la cosa rimane segreta, ma nel viaggio di ritorno, nessuno riusciva a capire le battute fatte tra noi tre, accompagnate da ammiccamenti e sorrisetti.

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